Le nuvole

di Aristofane

Produzione Teatro Consorziale di Budrio, AMAT, con “Gli Incauti”

Regia di Simone Toni

con Stefano Corsi, Luca Carboni, Massimiliano Tradii Bersani, Michele Nani, Federica Castellini, Caterina Corsi, Giulia Valenti, Stefano Moretti, Pasquale Di Filippo
musiche Giovanni Bartoli

Note di Regia

Le Nuvole è una commedia del 423 a.C di una forza e di un’ attualità così sconcertanti da risultare addirittura necessarie, oggi come allora. Sembrano parole di un uomo del nostro tempo. Stavo scegliendo il testo da mettere in scena per il debutto degli Incauti e quando ho scoperto Le Nuvole non ho più avuto dubbi, avevo trovato ciò che cercavo: una commedia brillante che potesse essere per noi motivo di studio e per il pubblico occasione di divertimento e di riflessione. Nella commedia si parla di educazione, del significato di giustizia, del potere del linguaggio e dei pericoli che derivano da un uso scorretto della parola. Tutti problemi, questi, che caratterizzano fortemente il nostro tempo e che è straordinario ritrovare in versi di 2500 anni fa.

Il nostro protagonista ha sentito dire che esiste un modo per evitare di pagare i debiti, ossia quello di dimostrare attraverso l’abilità della dialettica che quelli che sono debiti in realtà non lo sono. Per questo si rivolge a Socrate che si dice l’uomo più sapiente di Atene, il quale mostra al protagonista che il suo desiderio potrà avverarsi, a patto che questi si affidi alle Nuvole, divinità che possono diventare tutto ciò che vogliono, perché fatte della stessa sostanza di cui sono fatti i pensieri. Così come le nuvole cambiano forma, anche le parole possono cambiare significato: il femminile di “pollo” diventa “pollessa” e non importa che esista o no, lo si crea all’occorrenza! Il gioco è fatto! Se possiamo stravolgerne il senso delle parole in base alle nostre necessità allora tutto è possibile: Zeus non è più un dio, non è lui a far piovere; i debiti non esistono, basta negare di averli contratti; si può sempre avere la meglio, basta imparare a contraddire la giustizia.

L’autore ha scritto di questa sua fatica: “E’ la commedia più profonda che ho scritto, si presenta confidando esclusivamente su se stessa e sulla bellezza dei versi”. Questa è stata per me, e spero sia anche per voi, la chiave di lettura più semplice e sicura per approfittare a pieno di questo capolavoro: mi sono fidato ciecamente dell’Autore e ho rispettato e messo in scena anche le parti più oscure del testo accettando così la sfida lanciata dal giovane Aristofane.

Simone Toni

Note libretto

Aristofane afferma che Le Nuvole è la commedia più profonda che abbia mai scritto o comunque quella a cui si è dedicato con maggior impegno.è bastato leggere queste righe per suscitare in me la curiosità di scoprire quali fossero queste profondità. E mano mano mano che scavavo tra questi versi sopravvissuti alla storia, mi accorgevo che ogni singola parola mi riportava a d altri concetti più profondi ancora a 1000 altri riferimenti e posso dire di aver provato l’ebbrezza di sapere di non sapere.

Quanto sarebbe bello che un problema che ci da noia potesse scomparire solamente cambiandone il nome? Quanto sarebbe bello riuscire a convincere chiunque e in qualsiasi situazione di aver  ragione anche se abbiamo torto? Non è una novità che saper parlare, essere convinti di quello che si dice sempre e cmq possa portare innumerevoli vantaggi: la Retorica, ossia l’arte del convincere con il discorso è una disciplina antica, più o meno ha l’eta della nostra commedia, ma ancora oggi è uno dei capi saldi nell’educazione di chi voglia intraprendere una carriera di successo. Per rendersi conto di quanto l’arte di saper parlare sia fondamentale anche ai giorni nostri basta accendere la televisione e ascoltare le dichiarazioni di qualsiasi politico che in brevissimo tempo deve convincere di essere dalla parte del giusto, dando più importanza all’efficacia del proprio discorso più che al contenuto. L’importanza e l’utilizzo che si fa della retorica non stupisce e non interessa più di tanto se non lo iscrivaimo in una riflessione più ampia che comprende i risvolti morali ed educativi che un’ uso utilitaristico di quest’arte comporta.

Evidentemente questa formula primaria “arte de convincere parlando” contiene in sé un pericolo morale che questa commedia sviluppa in modo assolutamente straordinario. Ossia ilpericolo di non saper più distinguere cosa è bene e cosa è male.perché se una cosa può cambiare significato in base a come io ne parlo crollano tutti i riferimenti, tutti i valori fondamentali. Non si sa più cosa sia giusto e cosa sia sbagliato.

Esempi concreti.se una persona spigliata, elegante che parla cn decisione, molto sicura di sé riesce a convincerci che il benessere vuol dire avere una certa macchina un determinato tipo di cel, vestire come veste lei

 “questa commedia si presenta confidando esclusivamente su se stessa e sulla bellezza dei versi” questo e quello che pensava l’autore della propria commedia e per me è stata l’indicazione principale su cui impostare la regia.

ho trovato nelle nuvole tutte le caratteristiche che cercavo in un testo teatrale da poter mettere in scena come primo spettacolo degli incauti. Innanzitutto, riscoprire in un testo distante da noi 2500 anni la stessa energia la stessa necessità che ci spinge a comunicare attraverso il teatro

forse l’amore per il teatro o la fiducia nelle sue potenzialità comunicative

l’incontro con questa commedia è stato piuttosto curioso.

Stavo cercando il testo più giusto da mettere in scena per il debutto degli incauti. La mia camera era piena di libri…shakespeare pinter goldoni puskin, ma da tutto quello che stavo leggendo  non riuscivo a togliere il peso del tempo che mi separava da questi testi, anche se scritti 50 anni fa.potete immaginare la soddisfazione che ho provato quando le parole più moderne sconcertanti belle e necessarie le ho trovate in un testo datato 423 a.C. Mi sembrava la commedia di un coetaneo, di un collega. Io in modo stranamente semplice me la immaginavo, la visualizzavo ne sognavo una messa in scena molto simile a come la potete vedere oggi. Non so se questo strano effetto fosse provocato dal fatto che realmente aristofane quando scrisse le nuvole aveva più o meno la mia età o dalla meraviglia che provavo nel constatare che  le necessità del teatro rimangono ancora le stesse; fattostà che in queste nuvole ho trovato ciò che cercavo:una commedia brillante e divertente che potesse essere per noi motivo di studio (tempi comici, situazioni drammaturgiche interessanti, personaggi complessi, ecc) e per il pubblico possibilità  di divertimento e riflessione; inoltre questa commedia riesce ad affrontare alcune delicate tematiche sociali estremamente complesse in modo profondo e semplice ad un tempo: il tema dell’educazione dei figli, il tema della giustizia e quello delle implicazioni morali di un uso scorretto della retorica.

Il nostro protagonista ha sentito dire che esiste un modo per evitare di pagare i debiti, molto semplice, ossia quello di riuscire a dimostrare attraverso l’abilità del discorso che quelli che sono debiti in realtà non lo sono. per questo invoca un filosofo che sappia maneggiare i discorsi ed ecco che ci appare un inconsueto Socrate che dimostra al protagonista la possibilità di perseguire il suo desiderio purchè ci si appelli alle nuvole divinita che diventano tutto ciò che vogliono perche sono fatte della stessa sostanza di cui sono fatti i pensieri. Ed ecco che attraverso le nuvole tutto può cambire di forma e significato: il femminile di “pollo” diventa “pollessa” e non importa se esiste o no il femminile di certe parole, lo si crea all’occorrenza! E da questi semplici giochi di parole tipici della commedia si arriva a capire a poco a poco l’importanza  del linguaggio e i pericoli che si corrono cambiando significato alle parole. Se possiamo cambire il senso delle parole tutto è possibile. Zeus non è più un dio non è lui che fa piovere, i debiti si estinguono basta negare di averli contratti, si puo sempre avere la meglio basta imparare a contraddire la giustizia.

Mi sono fidato ciecamente dell’Autore e ho rispettato e messo in scena anche le parti più oscure del testo. Ho preferito scavare e accettare la sfida piuttosto che taglire le parti che non si capiscono immediatamente ed evitare così parte dei problemi che questa commedia presenta.

L’autore scrive di questa sua fatica: “è la commedia più profonda che ho scritto, si presenta confidando esclusivamente su se stessa e sulla bellezza dei versi”. Questa è stata per me e spero che sia anche per voi la chiave di lettura più semplice e sicura per approfittare a pieno di questo capolavoro.

 

Locandina

con Stefano Corsi, Luca Carboni, Massimiliano Tradii Bersani, Michele Nani, Federica Castellini, Caterina Corsi, Giulia Valenti, Stefano Moretti, Pasquale Di Filippo

musiche Giovanni Bartoli
eseguite da Lucia Toni, Carlo Borsari, Francesco Valtieri, PaoloMattei,
Giovanni Pistocchi
scene Alessandra Gabriela Baldoni
costumi AnnaLindaDiLorenzo

Video

Rassegna Stampa

Gli Incauti partono da Aristofane
La Repubblica, 17 maggio 2008, di Francesca Parisini

Hanno scelto di mettersi in proprio nel mondo del teatro e di cominciare affidandosi alla tradizione, quella più classica: per questo hanno deciso di chiamarsi «Gli incauti». Sono una giovane compagnia di teatranti emiliano-romagnoli che debutta domani alle 17 al Teatro Petrella di Longiano, con una propria produzione dedicata alle «Nuvole» di Aristofane. «Per sei mesi ho letto di tutto, fino a che questo mi è parso il testo più moderno da portare in scena», racconta Simone Toni (foto sopra, a sx), direttore artistico. «La nostra compagnia – continua Luca Carboni, attore e presidente del gruppo – nasce da una forte amicizia e da un percorso comune alla Scuola del Piccolo Teatro di Milano». Quello di domani al Teatro Petrella sarà un vero e proprio happening artistico che oltre alla messa in scena del testo di Aristofane presenta il concerto della NovecentoBand, gruppo musicale di Forlimpopoli. Gli Incauti, intanto, già pensano a una tournèe per lo spettacolo «Le nuvole». «Abbiamo quasi definito una data a Milano – conclude Carboni – mi spiace che a Bologna, la nostra città di origine e dove fa base la nostra attività, godiamo di scarsa attenzione».
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Altro che trucchetti da cabaret: Aristofane. Questi Incauti sanno decisamente il fatto loro
La Voce di Romagna, 10 ottobre 2008, di Paolo Turroni

CESENATICO – “Tale poeta io sono: e non mi gonfio; né cerco d’infinocchiarvi, con l’ammannire due, tre volte la stessa roba: mi stillo il comprendonio per trovare idee nuove, non del solito conio, tutte quante ingegnose”

Così Aristofane, nel 423 a.C. si rivolgeva agli spettatori di Atene, rivendicando le caratteristiche di un’arte del tutto originale, che rifiutava di copiare dagli antichi, né utilizzava, per muovere al riso il pubblico, stratagemmi vecchi e consunti (e molto simili ai più biechi trucchi del più banale cabaret di oggi, cosa che indubbiamente deve fare riflettere), ma che si proponeva d’insegnare ai suoi concittadini cose importanti, sull’arte, sul sapere, su quella polis che stava andando a ramengo per via della guerra che la vedeva opposta a Sparta. La commedia era Le nuvole, che invece non andò bene per niente, tanto che Aristofane fu costretto a riscriverla tutta, e a ripresentarla, per ottenere un migliore successo. Non era certo un’opera per tutti, che fingendo di parlare di debiti, di padri impoveriti e di figli spendaccioni trattava invece di filosofia, e di quella più all’avanguardia, dei Sofisti e delle loro pensate. Fulcro della satira di Aristofane è Socrate, il grande filosofo, il maestro di Platone, un così grande personaggio viene trasformato in un truffatore, un astuto imbroglione che vuole sovvertire la morale della città, negando persino l’esistenza degli dèi classici, come Poseidone, Era, Zeus, per sostituirli con le Nuvole, degna divinità di un mondo che ha perso di vista le vere regole della morale. Il vecchio Strepsiade, soffocato dai debiti contratti dal figlio Fidippide, vuole andare a scuola da Socrate per imparare come non pagare più i propri debiti; lui non è adatto per imparare, ma il figlio sì, ed impara così bene che sarà in grado di spiegare razionalmente perchè è buona cosa picchiare i padri. Il padre, pentito della scelta fatta, va ad incendiare il Pensatoio di Socrate con tutti i suoi discepoli dentro. Commedia difficilissima, assolutamente originale per il suo connubio di poesia, analisi filosofica, satira sociale, questo capolavoro è stato portato in scena al Teatro Comunale di Cesenatico mercoledì 8 e giovedì 9 da Gli incauti, una nuova compagnia teatrale, formata da attori provenienti soprattutto dalla scuola del Piccolo Teatro di Milano. Si è trattato di un allestimento, per la regia di Simone Toni, di grande raffinatezza formale e con una freschezza nell’interpretazione di un testo così complesso come raramente si possono vedere. Le scene (Alessandra Gabriella Baldoni) erano sintetiche ma suggestive: grandi drappi di tela, che potevano richiamare alla memoria le opere di Burri, nascondevano le casse in cui, imballati, stavano gli oggetti e le persone. Lode per il Socrate di Michele Nani, grandioso nel suo essere un Socrate-Falstaff, di grande impatto e ottima presenza sulla scena. Alcuni momenti particolarmente ben riusciti: lo scontro fra il Discorso migliore e il Discorso peggiore, interpretati da Pasquale di Filippo e Stefano Moretti, che hanno imitato Prodi e Berlusconi (un modo per attualizzare un testo senza straniarlo troppo, e anche senza cadere in una partigianeria esplicita, ma anzi con un’ironia diffusa su entrambi i personaggi), e la scena finale, con i “socratici” che se ne vanno cantando e il vecchio Strepsiade (Stefano Corsi) che si risveglia nel letto, vede accanto a sé, come al solito, il figlio Fidippide (Luca Carboni), e si mette a ridere, felice perché tutto, in realtà, è stato solo un brutto sogno. Se è vero che il sonno della ragione genera mostri, è anche vero che una ragione troppo sveglia crea mostri non meno paurosi, ci dice il poeta greco con questa favola morale di oltre duemila anni fa, che ha rivissuto sulle tavole del palcoscenico di Cesenatico.

Progetto "Nuvole"

Chi Siamo

La compagnia Degli Incauti è una nuova realtà teatrale formata da attori professionisti provenienti soprattutto dalla Scuola del Piccolo Teatro di Milano con una decennale esperienza nei più importanti teatri nazionali e con i maggiori registi del teatro italiano.

Gli Incauti esordirà mettendo in scena Le Nuvole di Aristofane. Lo spettacolo sarà diretto da Simone Toni, attore diplomato alla scuola del Piccolo Teatro di Milano e più volte collaboratore di Luca Ronconi sia in qualità di attore che di aiuto-regista.

Debutto

Lo spettacolo verrà messo in scena in collaborazione con il Teatro Petrella di Longiano, presso il quale debutterà a Settembre 2008. Il Teatro Petrella, infatti, da anni promuove attivamente eventi artistici di alta qualità ed innovazione attraverso la formula della prova-debutto; è così che il Teatro Petrella si è affermato tra artisti, pubblico e stampa come luogo privilegiato per assistere a “prime” esclusive.

Note di Regia

La scelta di questo testo indica la precisa volontà di affermare il valore della tradizione teatrale rendendola fruibile a qualsiasi tipo di pubblico, senza per questo sacrificarne i contenuti. Le Nuvole è un testo enigmatico e misterioso e rappresenta una sfida con la Storia. Dà i brividi avere la fortuna di recitare le stesse parole pronunciate dai nostri illustri colleghi della polis; è un’esperienza meravigliosa, soprattutto quando ci si accorge che quelle parole sono di una modernità e di una necessità impressionante. È un testo che si affronta raramente perché letto come la parodia del padre della filosofia, Socrate, mentre a mio parere è soprattutto un’esplicita critica ad una società che ha smarrito il senso del giusto e che, di conseguenza, non sa più come educare le nuove generazioni. Nella mia interpretazione sarà rappresentata la meschinità di quegli uomini che si rivolgono a Dio solo nel momento della necessità. Socrate sarà il bizzarro intermediario tra questa realtà e quella delle nuvole. Attraverso una serie di comicissimi intrighi, Socrate porterà il protagonista nel mondo delle nuvole, metafora delle potenzialità della mente umana.

Perché non immaginare Socrate come uno di quegli artisti di strada o gitani misteriosi, uno che vive ai margini della società e che nello sguardo nasconde delle verità profonde e invisibili agli altri uomini? Cosa succederebbe se un uomo benestante con una mentalità borghese, come tutti noi, fosse costretto a rivolgersi a questo Socrate per chiedere una risposta ai suoi problemi? La risposta a questo intrigante quesito è la base su cui sarà impostata la mia regia. Le musiche originali composte dal M° Giovanni Bartoli saranno eseguite dal vivo e da sole voci e strumenti a fiato per rispettare il luogo in cui si svolge la vicenda, ossia l’aria. Il Pensatoio di Socrate sarà una strana sorta di baraccopoli o di campo nomadi, in cui assurdi personaggi giocano con altrettanti assurdi pensieri. Tutto quello che avviene sulle nuvole sarà evocato con le rudimentali macchine del teatro antico, in modo che ad occhi chiusi lo spettatore possa avere l’illusione di essere nel vortice di una tempesta, mentre aprendoli possa godere della suggestiva magia del teatro.