Hamelin

di Juan Mayorga

Emilia-Romagna Teatro Fondazione
Lo spettacolo ha debuttato l’ 1 e 2 giugno 2012 al Teatro delle Passioni (Modena, Festival Vie)

Regia di Simone Toni

con Luca Carboni, Federica Castellini, Diana Manea, Stefano Moretti, Giulia Valenti
scene Alessandra Gabriela Baldoni
musiche Giacomo Toni
assistenti alla regia Diana Manea
foto Alessandro Frinzi
Spettacolo realizzato grazie a Accordo Geco 2 Giovani Evoluti e Consapevoli – Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Gioventù – Regione Emilia – Romagna

Note di Regia

Una compagnia di attori arriva in uno spazio vuoto con le quattro casse che si portano in tournèe. Entrano in ritardo, il pubblico è già presente, hanno una storia  importante da raccontare e devono inventarsi un modo per rivelarla agli spettatori arrangiandosi con quello che hanno, per poi ripartire verso un altro teatro.

È questa l’idea che sta alla base della nostra messa in scena. Uno degli aspetti teatrali più affascinante di questo testo infatti è la presenza di un personaggio anomalo: l’Acotador, tradotto in italiano come il Didascalista. Un personaggio che descrive tutto ciò che non si vede: i luoghi attraversati dai personaggi, gli oggetti che usano, i silenzi fra le battute, lo scorrere del tempo e molto altro. Mayorga attraverso il Didascalista spiega al pubblico quali dovrebbero essere il senso e la funzione del teatro di oggi.

Un teatro che in questo momento di crisi non si può permettere scenografie, costumi né effetti di luce ma che deve tornare alle origini, contando solo sugli attori e sulla necessità di rappresentare L’Uomo all’Uomo. Nella nostra messa in scena abbiamo cercato di rendere ancora più necessario l’intervento di questa figura, facendone una sorta di regista che accompagna gli attori come durante una prova.

Mayorga definisce Hamelin “la storia di una città che non ama i suoi bambini”. Come rivela il titolo, l’opera rilegge in chiave contemporanea la famosa fiaba del pifferaio “magico” che con la musica del suo flauto mette in fuga i topi che infestano la città di Hamelin. La città, mostratasi irriconoscente nei confronti del pifferaio, viene punita dall’uomo che si vendica portando via tutti i bambini.

Mayorga prende spunto da questa celebre fiaba per raccontarci una storia di grande attualità. Un giudice indaga su un caso particolarmente grave e lo spettatore, trasportato in una vicenda scomoda, sente il bisogno da subito, proprio come accade nella vita, di individuare un colpevole e un salvatore. Via via che il tempo passa però le domande e i dubbi aumentano. Personaggi e spettatori rimangono sospesi nell’incertezza, incapaci di trovare risposte univoche, immersi nell’incapacità di distinguere cosa sia giusto e cosa sbagliato, chi sia innocente e chi colpevole.

Attraverso temi attualissimi come l’influenza pericolosa dei media e i gravi danni che può provocare un uso sbagliato del linguaggio, Hamelin ci fa riflettere sull’inadeguatezza dell’uomo a definire e a comprendere la complessità della natura umana mettendo in luce una delle caratteristiche più affascinanti che regolano la nostra società: la relatività del concetto di verità.

Simone Toni

Contesto storico

Una compagnia di attori arriva in uno spazio vuoto con le quattro casse che si portano in tournée. Entrano in ritardo, il pubblico è già presente, hanno una storia importante da raccontare e devono inventarsi un modo per rivelarla agli spettatori arrangiandosi con quello che hanno, per poi ripartire verso un altro teatro.

È questa l’idea che sta alla base della nostra messa in scena. Uno degli aspetti teatrali più affascinanti di questo testo infatti è la presenza di un personaggio anomalo: l’Acotador, tradotto in italiano come il Didascalista. Un personaggio che descrive tutto ciò che non si vede: i luoghi attraversati dai personaggi, gli oggetti che usano, i silenzi fra le battute, lo scorrere del tempo e molto altro. Mayorga attraverso il Didascalista spiega al pubblico quali dovrebbero essere il senso e la funzione del teatro di oggi.

Un teatro che in questo momento di crisi non si può permettere scenografie, costumi né effetti di luce ma che deve tornare alle origini, contando solo sugli attori e sulla necessità di rappresentare L’Uomo all’Uomo. Nella nostra messa in scena abbiamo cercato di rendere ancora più necessario l’intervento di questa figura, facendone una sorta di regista che accompagna gli attori come durante una prova. Mayorga definisce Hamelin “ la storia di una città che non ama i suoi bambini”. Come rivela il titolo, l’opera rilegge in chiave contemporanea la famosa fiaba del pifferaio “magico” che con la musica del suo flauto mette in fuga i topi che infestano la città di Hamelin.

La città, mostratasi irriconoscente nei confronti del pifferaio, viene punita dall’uomo che si vendica portando via tutti i bambini. Mayorga prende spunto da questa celebre fiaba per raccontarci una storia di grande attualità. Un giudice indaga su un caso particolarmente grave e lo spettatore, trasportato in una vicenda scomoda, sente il bisogno da subito, proprio come accade nella vita, di individuare un colpevole e un salvatore. Via via che il tempo passa però le domande e i dubbi aumentano. Personaggi e spettatori rimangono sospesi nella incertezza, incapaci di trovare risposte univoche, immersi nell’incapacità di distinguere cosa sia giusto e cosa sbagliato, chi sia innocente e chi colpevole.

Attraverso temi attualissimi come l’influenza pericolosa dei media e i gravi danni che può provocare un uso sbagliato del linguaggio, Hamelin ci fa riflettere sull’inadeguatezza dell’uomo a definire e a comprendere la complessità della natura umana mettendo in luce una delle caratteristiche più affascinanti che regolano la nostra società: la relatività del concetto di verità.

Brochure

Cartolina

Locandina firmata

Foto di scena

Video

Dicono di noi

“…poche cose, essenziali, che verranno arricchite dalla bravura degli attori in scena e dalla fantasia degli astanti, continuamente stimolata a vedere oltre ciò che appare, in tutti i sensi…”

Amelia Di Pietro
Hamelin: la città che non ama i bambini
www.vocidallasoffitta.blogspot.it, novembre 2012
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“…La regia di Simone Toni non solo dichiara una meta-teatralità giocosa e continua, dal coinvolgimento degli pettatori in scena (compreso chi vi scrive) all’abbattimento degli spazi e dei consueti confini, ma mostra una possibilità didattica del teatro, mai sentenziosa e sempre coinvolgente…”

Stefano Serri
Il teatro continua nel furgone:
Gli Incauti, con Hamelin, chiudono Vie dei Festival.
www.concretamentesassuolo.it, giugno 2012
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“…A luci ancora accese in platea arriva, visibile dal retropalco aperto, un furgone: nonostante la cornice, che lascia comprendere che stiamo vedendo uno spettacolo, il gioco è condotto con una gradualità che permette alla teatralità di nascere con quella spontaneità non improvvisata che avvicina il teatro alla magia…!

Maria Renda
Hamelin
www.teatro.org, 3 giugno 2012