Pezzo di Plastica (Stück Plastik)

di Marius von Mayenburg

Teatro Nazionale di Genova
Produzione Teatro Stabile di Genova

Regia di Simone Toni

con Gabriele Furnari Falanga, Federica Granata, Marisa Grimaldo, Roberto Serpi, Federico Vanni
versione italiana Umberto Gandini
Pagina ufficiale del
Teatro Nazionale di Genova

Contesto storico

Una famiglia che nasconde le proprie frustrazioni dietro un’apparenza perfetta fa da specchio a una società in disgregazione.
Interno di famiglia in crisi: Ulrike, la moglie, è assistente di Haulupa, artista invadente e possessivo. Michael, il marito, è un medico depresso che per riscattarsi, si candida come volontario in
una regione colpita dall’ebola. Poi c’è Vincent, adolescente in crisi d’identità e di genere. L’arrivo della giovane colf Jessica porta un po’
di serenità ma presto la coppia riversa su di lei la rabbia repressa. E infine, Jessica diventa la musa di Haulupa… Questa, riassunta velocemente, la trama complessa che potrebbe essere una versione ironica del Teorema di Pasolini.

Pezzo di plastica è una critica tagliente delle dinamiche borghesi e familiari, o sociali e politiche, della Germania d’oggi. Marius von Mayenburg, classe 1972 da Monaco di Baviera, si è imposto sulla scena tedesca e internazionale, fino a ricoprire l’incarico di dramaturg e regista alla Schaubühne di Berlino, la “cattedrale” del nuovo teatro europeo diretta da Thomas Ostermeier.

Vincitore di premi e riconoscimenti, tradotto e messo in scena in tutto il mondo, von Mayenburg scrive senza fare sconti. Non fa eccezione Pezzo di plastica dove, ha commentato Maria Dolores Pesce su Dramma.it, «usa come di consueto una scrittura dura e pesante come il cemento, che spinge e avvolge i personaggi in un doppio movimento, verso l’interiorità e poi, quasi a espellerne gli umori sulla scena, direttamente verso il pubblico». Aggiunge Raffaella Grassi sul Secolo XIX: «Si ride molto, si pensa anche molto. Ma c’è un momento dello spettacolo, in cui ci si ammutolisce, sentendosi in colpa per aver riso troppo prima». Lo spettacolo, diretto ottimamente da Simone Toni, arriva in scena con un cast affiatato, dopo esser stato presentato lo scorso anno nella Rassegna di nuova drammaturgia.

Locandina

Pezzo di plastica (Stück Plastik) di Marius von Mayenburg

Regia Simone Toni 

con

Gabriele Furnari Falanga
Federica Granata
Marisa Grimaldo
Roberto Serpi
Federico Vanni

Versione italiana
Umberto Gandini

Produzione : Teatro Stabile di Genova

Distribuzione: Gli Incauti

 Ripresa : Teatro Stabile di Genova nella prima parte della stagione 2018/2019 al Teatro Duse.

Brochure, Teatro Stabile di Genova

Note

Per la stagione 2018/2019 La Compagnia Gli Incauti in collaborazione con il Teatro Stabile di Genova sostiene e presenta “PEZZO DI PLASTICA” di Marius von Mayenburg per la regia di Simone Toni, a seguito del successo del debutto, dieci repliche prodotte in prima nazionale nel giugno 2017 nell’ambito della XXII Rassegna di Drammaturgia Contemporanea al Teatro della Piccola Corte. La regia attenta e il testo del pluripremiato giovane dramaturg della Schaubühne di Berlino si sono imposti all’attenzione del pubblico e della critica: nato 45 anni fa a Monaco di Baviera, Marius von Mayenburg è drammaturgo e regista presso la Schaubühne am Lehniner Platz di Berlino nonché uno degli autori più rappresentati del teatro tedesco contemporaneo. Il suo dramma Feuergesicht è stato tradotto in più di 30 lingue e messo in scena in tutto il mondo. Con “Pezzo di plastica” l’autore ritrae una famiglia borghese in crisi, in una lucida “black comedy”: Ulrike, la moglie, è assistente del folle artista Haulupa, invadente e possessivo. Michael, il marito, è un medico depresso che per ridare vita al suo ego ferito, decide di candidarsi volontariamente in una regione colpita dall’ebola. E poi c’è Vincent, il figlio adolescente, nel pieno di una crisi di identità e di genere. L’arrivo della donna delle pulizie sembrerà portare serenità ma in breve la famiglia, dilaniata da contrasti insanabili, proietterà sulla giovane colf ogni frustrazione, in un gioco perverso fatto di vessazioni e violenze psicologiche. 

 Il Teatro Stabile di Genova affida la regia a Simone Toni, attore e regista formatosi al Piccolo Teatro di Milano sotto la guida del M° Luca Ronconi, con il quale ha collaborato sia come attore che come aiuto regista in più di quattordici produzioni. Fra le più importanti, Il Candelaio di Giordano Bruno, Infinities di J.D. Barrow, La Centaura di Andreini, Troilo e Cressida di Sheakespeare, Il Ventaglio di Goldoni. Come interprete ha in seguito ricoperto ruoli da protagonista con grandi maestri del teatro italiano quali Gabriele Lavia, Gianfranco De Bosio, Romeo Castellucci e Marco Sciaccaluga. Nel 2008 fonda e dirige Gli Incauti con i quali mette in scena diversi spettacoli fra cui 1984 di G.Orwell, Hamelin di Juan Mayorga, Le Nuvole di Aristofane in collaborazione con importanti realtà teatrali come ERT Emilia Romagna Teatro, AMAT, Teatro dei Filodrammatici di Milano.

 Gli attori protagonisti di Pezzo di plastica (Stück Plastik) sono alcuni fra i più importanti interpreti dello Stabile di Genova: Federica Granata, Roberto Serpi e Federico Vanni. Li affiancano in scena i talentuosi giovani provenienti dalla scuola dello Stabile, Marisa Grimaldo e Gabriele Furnari Falanga. La scena è realizzata da Angelo Palladino, le luci sono di Fausto Perri. La versione italiana è di Umberto Gandini.

 Dalle note di regia:

La casa di Ulrike è uno spazio asettico, lavabile, sterile. La casa di Ulrike è anche un’installazione di arte contemporanea. La casa di Ulrike è uno spaccato della nostra società. Benessere, cinismo, ritmi vorticosi, violenza verbale inconsapevole, abitano le anime di plastica di questi personaggi che, con grande leggerezza, hanno abbandonato l’ultima scintilla di umanità. Non c’è redenzione, non c’è salvezza per la cordiale violenza 2.0.: il modo migliore di rappresentarla è mettere il pubblico di fronte a uno specchio.

Video

Foto di scena

Rassegna Stampa

2017-06-10 IL SECOLO XIX

 

L’espresso, 2 luglio 2017

Dalle recensioni

Marius von Mayenburg, l’autore della piéce, usa come di consueto una scrittura dura come il cemento, e come il cemento pesante, una scrittura e una sintassi che spinge e avvolge i personaggi in un doppio movimento, verso l’interiorità e poi, quasi ad espellerne gli umori sulla scena, direttamente verso il pubblico.
Mayenburg si ripropone con questa sua drammaturgia come uno dei migliori talenti della seconda generazione, capace di rielaborare e intrecciare nella contemporaneità la rabbiosa delusione e l’angoscia di tanto teatro tedesco. (dramma.it, Maria Dolores Pesce)

Si ride molto, si pensa anche molto. C’è un momento dello spettacolo, da non rivelare, in cui veramente ci si ammutolisce, sentendosi in colpa per aver riso troppo prima. Marius Von Mayenburg colpisce con forza e non assolve nessuno, colpevoli, innocenti, personaggi, pubblico. Ottima la regia di Simone Toni che avvolge i mobili di scena in un cellophane metaforico, proietta le immagini riprese dai cellulari degli attori e gioca su un registro doppio comico/drammatico, con incursioni di straniamento brechtiano. Bravissimi i cinque interpreti.

(IL SECOLO XIX. Raffaella Grassi)

 Sono costretta a ripetermi ogni anno quando consiglio di non perdere la Rassegna di drammaturgia contemporanea che il Teatro Stabile di Genova organizza tra giugno e luglio da ventidue anni….

…è proprio il caso di “Pezzo di plastica” di Marius van Mayenburg, eminente autore tedesco, regista e”dramaturg” alla storica Schaubuhne berlinese, è lui che rielabora i classici per il regista Thomas Ostermeier. La dinamica regia è curata da Simone Toni che da attore si è formato con Luca Ronconi. Ritratto deformato alla maniera di Bacon, di una famiglia in crisi, ovvio, solo quelle infelici sono interessanti, lo scriveva già Tolstoj. In questa c’è pure un artista anche lui in crisi ma di creatività, veste di nero punk cernierato, ha per assistente Ulrike, moglie di un medico depresso che per ridarsi un po’ di vitalità vuole trasferirsi nelle zone infettate dall’ebola. C’è un figlio adolescente che, in crisi d’identità, si veste da ragazza. Finchè arriva una colf giovane che farà da catalizzatore e da valvola di scarico delle frustrazioni altrui. Attori molto bravi a partire da Roberto Serpi, che conciona stando seduto sul water e che farà della colf la sua nuova musa ispiratrice.

(L’Espresso- Rita Cirio)

Note tecniche

La scena è realizzata da un fondale in pvc grigio e da un pvc danza grigio.

Un’ isola da cucina in legno, un tavolo un divano, tre sgabelli e due sedie, il tutto avvolto nella plastica da imballaggio.

Nello spettacolo di fa uso di proiezioni sul fondale e di una tecnologia che permette la diretta video dal cellulare di scena.