Maurizio Sesto Giordano, 29 gennaio 2025
Arte o politica? Al “Verga” di Catania per lo “Stabile”, fino al 2 febbraio, in scena “A torto o a ragione” di Ronald Harwood
Sono tanti gli interrogativi, i dubbi, che suscita alla Sala Verga di Catania, fino al 2 febbraio, per la stagione di prosa 2024/2025 dello “Stabile” etneo, il poderoso e intenso atto unico “A torto o a ragione” di Ronald Harwood, tradotto da Alessandra Serra, diretto da Giovanni Anfuso, una produzione Stabile di Catania, Fondazione Teatro di Roma e Teatro Vittorio Emanuele di Messina.
In quasi due ore la pièce, con la solida, tenebrosa ed accattivante scena allestita da Andrea Taddei (uno stanzone polveroso, umido, con cataste di faldoni, un grammofono e dischi, sedie e cartacce), i costumi di Isabella Rizza, le musiche di Paolo Daniele e l’azzeccato gioco luci di Antonio Rinaldi, prende spunto dal processo subìto da Wilhelm Furtwängler (1886-1954), uno dei più grandi direttori d’orchestra del Novecento nell’immediato dopoguerra, raccontando ciò che avvenne durante alcuni interrogatori preparatori condotti in modo spietato dal Maggiore americano Steve Arnold. L’eclettico direttore d’orchestra fu sospettato perchè non aveva lasciato la Germania e la sua colpa era quella di non essersi opposto apertamente al nazismo, mentre l’intero pianeta si avviava verso la tragedia della seconda guerra mondiale e dell’Olocausto.
Lo spettacolo “A torto o a ragione”
Nello spettacolo e soprattutto durante l’interrogatorio, in una atmosfera cupa e di profonda analisi, emerge netto il contrasto tra le diverse visioni della vita e del mondo dell’accusato e dell’accusatore: il direttore d’orchestra, con pacatezza e dignità, risponde alle domande, alle basse insinuazioni, difendendo la propria autonomia dalla politica e dai compromessi, in nome dell’arte e della musica ribadendo quindi la sua indipendenza come artista dai ricatti e dalle minacce della politica rappresentata dal regime nazista mentre il Maggiore Arnold, materialista, prevenuto e di scarsa cultura, intende dimostrare, ad ogni costo, senza effettive prove, il collaborazionismo dell’artista, soffrendo poi e riposando poco, per i ricordi delle atrocità della guerra perpetrate dai nazisti nei confronti degli ebrei nei campi di sterminio.
Grazie alla traduzione di Alessandra Serra ed alla regia lineare e scorrevole di Giovanni Anfuso, lo spettacolo non evidenzia cedimenti o cali di tensione, grazie anche ad una delicata e completa ricostruzione psicologica dei personaggi. Di grande rilievo il cast: dall’accanito e disturbato dai suoi incubi notturni maggiore americano, ottimamente reso da uno sfrontato e prepotente Simone Toni, al frastornato e dignitoso Furtwängler, assalito anche lui da lucidi ricordi e rimorsi di coscienza per il suo operato, interpretato, con grande impegno e professionalità, da Stefano Santospago, dalla svanita Tamara Sachs di Liliana Randi, alla segretaria Emmi Straube di Roberta Catanese, dal timoroso tenente Willis di Luigi Nicotra all’ambiguo e camaleontico violinista di seconda fila dei Berliner Philarmoniker, Helmut Rode, di Giampiero Cicciò.
Applausi finali – Foto Antonio Parrinello
Teatro d’eccellenza, quindi, con “A torto o a ragione”, spettacolo ancora in scena al “Verga” di Catania sino a domenica 2 febbraio e che, dopo un ritratto del direttore d’orchestra costellato di interrogativi e chiaroscuri, lascia aperta la conclusione della vicenda, consegnando tanti dubbi allo spettatore: “Furtwangler è un criminale o un artista? Qual è il valore dell’arte al servizio della politica? L’ingenuità di Furtwangler -che pensava di poter tenere arte e politica separate – non è essa stessa una colpa?”.
Alla fine non sono mancati i meritati applausi di un pubblico convinto, coinvolto da un cast davvero all’altezza e da uno spettacolo di grande attualità e che consegna ad ognuno di noi tante riflessioni, lasciando spazio a svariate interpretazioni sulle nostre convinzioni e sulle nostre responsabilità.
A torto o a ragione
di Ronald Harwood
con Stefano Santospago, Simone Toni, Giampiero Cicciò, Liliana Randi, Luigi Nicotra, Roberta Catanese
- Traduzione Alessandra Serra
- Regia Giovanni Anfuso
- Scene Andrea Taddei
- Costumi Isabella Rizza
- Musiche Paolo Daniele
- Luci Antonio Rinaldi
Produzione Teatro Stabile di Catania, Fondazione Teatro di Roma, Teatro Vittorio Emanuele – Messina
Teatro Stabile di Catania – Sala Verga – Stagione 2024/2025 – 24 gennaio-2 febbraio 2025
Foto Antonio Parrinello